centro di Epatogastroenterologia e Nutrizione s.a.s. di G. Di Bella

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giovedì 28 gennaio 2021

Crohn e Colite Ulcerosa, benessere sessuale a rischio

Le Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali (MICI) riguardano soprattutto la popolazione giovanile, con un picco d’esordio generalmente compreso nella fascia tra i 15 e i 40 anni, con un 20% di casi addirittura già in età pediatrica.
Intervengono dunque nei momenti di costruzione della persona sotto il profilo fisico, psichico e macrosociale, condizionando ogni ambiente, dalla scuola al lavoro, senza dimenticare il ruolo sociale e la vita familiare che ciascun individuo costruisce nei suoi anni giovanili. Per la donna, inoltre, significa avere un impatto sulla sua sessualità, dalla pubertà alla gravidanza, fino alla menopausa. Recenti studi hanno dimostrato che sembrano esserci piccole differenze nella loro incidenza a seconda del genere, con una leggera predominanza nel sesso femminile per quanto riguarda la malattia di Crohn, possono interferire nella donna sia per quanto riguarda la salute che sul cosiddetto benessere sessuale – spiega la Prof.ssa Mariabeatrice Principi, Professore Associato di Gastroenterologia presso l’Università di Bari – Queste malattie possono interferire sulla possibilità di avere un rapporto completo e appagante e sulla possibilità di vivere bene la propria sessualità. In quest’ultima rientrano diversi elementi: anzitutto, gli aspetti relativi “all’immagine corporea” che può essere alterata, ad esempio, da una cicatrice chirurgica, dalla presenza di una stomi, da una malattia perianale, dalla condizione di malnutrizione o obesità; può coesistere, inoltre, anche un’alterazione dell’umore come ansia e depressione, che opera un effetto importante sull’immagine corporea e sul benessere sessuale”.
“In caso di malattia non attiva, la fertilità della donna affetta da Malattia di Crohn o Colite Ulcerosa è uguale a quella della popolazione generale – sottolinea la Prof.ssa Principi – Qualora la malattia fosse attiva, ci potrebbe invece essere una riduzione della fertilità, sebbene ancora non si abbiano evidenze scientifiche eloquenti, ma un dato significativo fa emergere che le donne con IBD abbiano meno figli. Tuttavia, la causa spesso è da rintracciarsi nella mancanza di volontà di procreare, poiché la donna con IBD spesso è spaventata sia da un possibile peggioramento della malattia sia dalla trasmissione al figlio. Ciononostante, la donna con IBD può portare a termine la gravidanza in totale sicurezza e tranquillità, seguendo le indicazioni del gastroenterologo e ginecologo di fiducia e, tranne in particolari setting, è possibile il parto vaginale. È anche sicuro l’allattamento al seno seguendo le indicazioni opportune. Non è stato dimostrato alcun effetto negativo delle MICI sulla menopausa, né un effetto negativo della menopausa sul decorso delle MICI. Se la fase di pubertà può essere ritardata dalla malattia, nella menopausa non è stata dimostrata alcuna differenza rispetto alla popolazione generale. Molto importante, è il monitoraggio e la correzione dell’osteopenia e dell’osteoporosi in menopausa: limitare l’assunzione di cortisonici, seguire una dieta ricca di calcio e vitamina D, svolgere un’attività fisica regolare”.

Fonte: italiasalute.it

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