centro di Epatogastroenterologia e Nutrizione s.a.s. di G. Di Bella

Ambulatorio specialistico di Gastroenterologia, Epatologia e Nutrizione accreditato con il S.S.N.

I NOSTRI SERVIZI

ATTIVITÀ CLINICA

VISITA DI GASTROENTEROLOGIA

VISITA DI EPATOLOGIA

VISITA DI PROCTOLOGIA (MEDICA)

VISITA DI DIETOLOGIA

La visita di gastroenterologia consiste in una valutazione del paziente per le sue problematiche gastroenterologiche riguardanti malattie dell’esofago, dello stomaco, dell’intestino tenue, del colon, del retto, del canale anale, del pancreas, del fegato, della cistifellea e delle vie biliari. Vengono presi in considerazione la familiarità, lo stile di vita, la sintomatologia riferita, le eventuali malattie già note e l’esame obiettivo del paziente.

La visita prevede anzitutto un colloquio volto a chiarire il motivo della visita, la storia clinica pregressa, le eventuali patologie familiari, e le abitudini di vita. Vengono quindi valutate le eventuali documentazioni precedenti o terapie già in atto. Si procede quindi con l’esame obiettivo generale e con l’esame obiettivo specifico dell’ addome per valutare gli organi dell’apparato digerente esplorabili dall’esterno. Alla fine, viene formulato un parere concernente il quesito clinico oggetto della visita. La valutazione gastroenterologica può esaurirsi con la prescrizione di una terapia o la richiesta di accertamenti specialistici.

La visita gastroenterologica viene richiesta dal medico di medicina generale; si parla di prima visita quando il paziente non è mai stato visto prima mentre per controlli successivi si parla di visita di controllo.

La visita di dietologia comprende:
- raccolta dell'anamnesi patologica remota e prossima, valutazione del comportamento alimentare.
- esame obiettivo del paziente e calcolo del B.M.I., del W.H.R. ed indice HOMA.
- valutazione esami esibiti.
- definizione di obiettivi terapeutici: inizio di una terapia dietetica concordata con il paziente.
- eventuale richiesta di ulteriori esami ed approfondimenti
- definizione della frequenza dei successivi controlli che consentiranno di valutare l'aderenza alla terapia dietetica proposta e/o proporre nuovi obiettivi per proseguire il percorso terapeutico.

La visita di proctologia rappresenta la risposta più rapida al paziente che riferisce comparsa di sintomi ano-rettali quali dolore, sanguinamento, prurito, comparsa di tumefazioni, secrezioni purulente, alterazioni dell'alvo etc.

La visita proctologica consiste in un colloquio tra paziente e medico, in cui il paziente descrive tutti i sintomi per cui ha deciso di consultare lo specialista. Dopo l’anamnesi il medico effettuerà una visita generale ed una esplorazione rettale, cioè, delicatamente verrà inserito un dito nell’ano precedentemente lubrificato. La posizione più comunemente usata è quella in decubito laterale sinistro a gambe flesse.

L’anoscopia o proctoscopia consiste nell’introduzione nel canale anale di un piccolo cilindro di plastica trasparente monouso (lungo circa 5-6 cm) detto anoscopio o proctoscopio che permette la visione del canale ano-rettale. L’esame non comporta alcun dolore, i fastidi per questo esame sono minimi (solo la sensazione di corpo estraneo) e naturalmente può essere interrotto qualora non sopportato dal paziente. Per effettuare l’anoscopia in genere non è richiesta alcuna preparazione.

Visita di epatologia con studio del fegato con ECOGRAFIA EPATICA B-mode, ECOCOLOR-DOPPLER del sistema portale ed ELASTOSONOGRAFIA "SHEAR WAVES"

La visita di epatologia consiste in una valutazione del paziente per le sue problematiche riguardanti patologie epatiche. Vengono presi in considerazione la familiarità, lo stile di vita, la sintomatologia riferita, le eventuali malattie già note e l’esame obiettivo del paziente.

La visita prevede anzitutto un colloquio volto a chiarire il motivo della visita, la storia clinica pregressa, le eventuali patologie familiari, e le abitudini di vita. Vengono quindi valutate le eventuali documentazioni precedenti o terapie già in atto. Si procede quindi con l’esame obiettivo generale e con l’esame obiettivo specifico dell’ addome. Alla fine, viene formulato un parere concernente il quesito clinico oggetto della visita. La valutazione epatologica molto spesso viene integrata con la richiesta di accertamenti specialistici: esami di laboratorio ed esami strumentali come l' ecografia del fegato, il doppler del sistema portale e la valutazione del grado di elasticità del fegato (esami che vengono eseguiti nello stesso studio).

DIAGNOSTICA ECOGRAFICA

ECOGRAFIA ADDOME COMPLETO E SUPERIORE

ECOCOLORDOPPLER RENALE

ECOCOLORDOPPLER DEL CIRCOLO PORTALE

ECOCOLORDOPPLER DEL FEGATO

ELASTOGRAFIA DEL FEGATO

L’ecografia addominale è un'indagine che consente di esplorare gli organi addominali. Utilizza gli ultrasuoni, emessi da una sonda appoggiata sulla cute che capta anche la loro riflessione. I segnali che giungono alla sonda vengono elaborati dalla macchina e trasformati in immagini. L'ecografia serve, in primo luogo, a valutare la forma, le dimensioni, la struttura degli organi. Attraverso tali informazioni si possono diagnosticare patologie di varia natura a carico di tutti gli organi addominali.

Con l’ ecografia dell’ addome completo si studiano:

- Malattie epatiche acute e croniche (epatiti, cirrosi, ecc.);
- Malattie della colecisti e delle vie biliari (calcoli e infiammazione della colecisti, ostruzione delle vie biliari, ecc.);
- Malattie del pancreas (pancreatiti, cisti e neoplasie );
- Malattie renali (nefriti acute e croniche, calcoli, ostruzioni delle vie urinarie, ecc.);
- Malattie della milza e dei linfonodi addominali (aumento di volume);
- Masse e lesioni occupanti spazio (tumori benigni e maligni, cisti, ascessi ecc.);
- Presenza di liquido libero o di raccolte nella cavità addominale;
- Alterazioni a carico dei vasi venosi ed arteriosi (aneurisma dell'aorta, aumento di calibro della vena porta, ecc.);
- Malattie della vescica e della prostata (nell’ uomo) e dell’ utero e ovaie (nella donna)
- Alterazioni dello spessore della parete intestinale (malattie infiammatorie croniche) o dilatazione di segmenti intestinali (conseguenti ad ostruzioni).

L'esame viene effettuato con paziente a digiuno da almeno sette ore e previa assunzione di circa ½ litro d’ acqua mezz’ ora prima dell’ esame; ha una durata generalmente di pochi minuti e non è assolutamente doloroso né arreca alcun fastidio.

Si esegue con il paziente in decubito supino e/o laterali dx. e sx., appoggiando la sonda ecografica sull'addome. Per migliorare la trasmissione degli ultrasuoni, si interpone tra la sonda e la cute un gel acquoso.

IPERTENSIONE ARTERIOSA
L'ECD renale è una metodica diagnostica non invasiva che permette di visualizzare i vasi sanguigni dei reni e di studiarne il flusso ematico al loro interno. È possibile studiare alcuni parametri quali il diametro, lo spessore della parete, le caratteristiche morfologiche e le velocità. Consente inoltre di studiare eventuali stenosi delle arterie renali e di eseguire l' esame flussimetrico.

L’ecodoppler delle arterie renali viene richiesto in pazienti giovani affetti da ipertensione arteriosa o nel caso in cui l’ipertensione arteriosa è refrattaria alla terapia farmacologica. L'accertamento risulta utile nel sospetto di una ipertensione renovascolare.

La stenosi di un' arteria renale, la quale è responsabile dell'pertensione nefrovascolare solitamente è di origine degenerativa aterosclerotica. I restringimenti su base aterosclerotica sono localizzati nel primo tratto dell'arteria. In un' altra particolare malattia, definita displasia fibromuscolare, la stenosi è invece localizzata nella parte media e in prossimità dell'entrata nel rene.

TRAPIANTO DI RENE
Nel rene trapiantato l' ECD permette la diagnosi delle principali complicanze vascolari, rappresentate dalla STENOSI e/o TROMBOSI dell' arteria o della vena renale e delle fistole artero-venose e degli pseudoaneurismi.

L’ECD (ecocolordoppler ) del CIRCOLO PORTALE ci permette di valutare il FLUSSO portale. Le rilevazioni eseguite a livello del TRONCO PORTALE consentono di valutare la PRESENZA o ASSENZA di flusso, le caratteristiche e la direzione del flusso, la misurazione della VELOCITA’ di flusso.

L’ECD consente di valutare le modificazioni emodinamiche in corso d’IPERTENZIONE PORTALE. Esso non permette di rilevare i valori pressori nel circolo portale ma permette di valutare la presenza di uno stato d’ipertensione portale e di valutarne le gravità attraverso la modificazione dei flussi. In particolar modo ci permette lo studio dei CIRCOLI COLLATERALI PORTO-SISTEMICI che si sviluppano per compensare l’aumento della pressione nel circolo portale.

I circoli collaterali che possiamo studiare in corso d’ipertensione portale sono:

- Il CIRCOLO PARAOMBELLICALE che mette in comunicazione il ramo PORTALE SINISTRO con il PLESSO VENOSO PERIOMBELICALE attraverso il LIGAMENTO ROTONDO

- Il CIRCOLO GASTRO-ESOFAGEO rappresentato dai vasi GASTRO-ESOFAGEI (in particolar modo la VENA GASTRICA SINISTRA)

- I CIRCOLI SPLENO-RENALI che mettono in comunicazione il CIRCOLO VENOSO –SPLENICO e la VENA RENALE SINISTRA.

Molto importante è l’apporto dell’ECD nel monitoraggio delle ANASTOMOSI porto-sistemiche chirurgiche e negli SHUNT PORTO-SISTEMICI TRANS GIUGULARI che si eseguono per ridurre il rischio di sanguinamento da rottura di varici esofagea.

Nel fegato si possono riscontrare diverse varietà di lesioni focali, sia BENIGNE che MALIGNE. L’ECD rappresenta uno strumento diagnostico che intende incrementare i dati morfologici dell’ecografia B-mode fornendo indicazioni sulla vascolarizzazione parenchimale e sulla architettura vascolare delle lesioni focali.

Molto importante l’ECD nel fegato trapiantato. In questa condizione si possono avere TRE TIPI DI COMPLICANZE POSTOPERATORIE:

- COMPLICANZE PARENCHIMALI

- COMPLICANZE BILIARI

- COMPLICANZE VASCOLARI

L’ECD è fondamentale nella ricerca e monitoraggio delle complicanze vascolari rappresentate da TROMBOSI o STENOSI dell’arteria EPATICA, della vena PORTA e della vena CAVA INFERIORE.

L’ELASTOGRAFIA è una metodica non invasiva che sfruttando gli ultrasuoni permette di caratterizzare l’ elasticità o la rigidità (fibrosi) dei tessuti. Tre sono i metodi più conosciuti di questa metodica:

- ELASTOGRAFIA STRAIN

- ELASTOGRAFIA TRANSIENTE CON FIBROSCAN

- ELASTOGRAFIA SHEAR WAVES

L’ ELASTOGRAFIA “STRAIN” permette la valutazione elastica del tessuto tramite la compressione manuale esterna con la sonda che consente di deformare il tessuto e dalla deformazione risalire all’ elasticità del tessuto.

E. STRAIN -> COMPRESS. MAN- TESS. -> DEFORM. TESS. -> GRADO DI DEFORM. -> ELASTICITA’ TES.

L’ELASTOGRAFIA “TRANSIENTE CON FIBROSCAN” è una metodica dinamica come la tecnica “SHEAR WAVE”. Nel caso del Fibroscan lo stimolo viene fornito da un vibratore esterno che tramite in trasduttore trasmette l’ impulso al tessuto. In tal modo lo stimolo esterno è standardizzato e non è operatore dipendente come nella tecnica statica dell’ Elastometria Strain.

FIBROSCAN -> VIBRAT. EST. IMPULSO AL TESSUTO TRAMITE TRASDUTTORE -> RISPOSTA DEL TESSUTO SOTTOFORMA DI ONDA ELASTICA -> MISURA DELLA VELOCITA’ DI PROPAGAZIONE DELL’ ONDA NEL TESSUTO -> CORRELA CON LA RIGIDIT’ DEL TESSUTO

Il Fibroscan ha dato risultati molto affidabili nella stadiazione della fibrosi epatica e negli ultimi anni ha portato ad un notevole risparmio di biopsie.

Fino ad oggi il Fibroscan è stata la metodica di riferimento per la valutazione NON invasiva della STIFFNESS (rigidità) epatica, tuttavia ha dei limiti. Non risulta attendibile:

a) Nei pazienti obesi o con BMI superiore a 28

b) Nei pazienti con Ascite

c) Nei pazienti con spazi intercostali stretti

d) Nei pazienti con stimolatori cardiaci

e) Nelle pazienti in gravidanza

In conclusione le percentuali di fallimento con il Fibroscan sono comprese fra il 2,5 ed il 9,5 % nei diversi studi.

L’ELASTOGRAFIA SHEAR WAVE utilizza la forza acustica creata da un fascio di ultrasuoni che produce delle “Onde di pressione a propagazione trasversale” (SHEAR WAVES ) in grado di deformare i tessuti. Le apparecchiature che sfruttano tale metodica sono in gradi di misurare la velocità di propagazione di queste onde trasversali, velocità che è correlata alla rigidità o elasticità dei tessuti (maggiore velocità: tessuto RIGIDO -- minore rigidità: tessuto ELASTICO).

FASCIO DI U.S. FOCALIZZATO -> PRODUZ. DI ONDE DI PRESSIONE A PROPAG. TRASV. DEFORM. TESS. -> MISURAZ. VELOCITA’ PROPAG. ONDE TRASV. -> MAGG. VELOC.= MAGG. RIGIDITA’ (cioè tessuto più fibrotico)// MIN. VELOCITA’ = MIN. RIGIDITA’ (cioè tessuto meno fibrotico).

Tra le apparecchiature più avanzate vi sono quelle che sfruttano la tecnologia SHEAR WAVES BI e TRI DIMENSIONALE. Sulla base delle informazioni ottenute con tali apparecchiature si ottengono con notevole precisione dei valori quantitativi della rigidità del tessuto in esame, espressi in KPa (Kilo-Pascal).

Il vantaggio della ELASTOGRAFIA SHEAR WAVE 2D e 3D rispetto alla metodica STRAIN è quella di non essere “Operatore dipendente” e rispetto al FIBROSCAN di essere applicabile in tutti i pazienti (anche obesi o con ascite ecc.) e avendo la contemporanea visione ecografica poter evitare errori di rilevazione su strutture diverse dal parenchima epatico (osso … grossi vasi ecc.).

DIAGNOSTICA ENDOSCOPICA

ESOFAGOGASTRODUODENOSCOPIA TRANSNASALE

ESOFAGOGASTRODUODENOSCOPIA TRANSORALE

Per EGDs transnasale s’intende un’ esame endoscopico dell’esofago, stomaco e duodeno in cui l’introduzione dello strumento avviene attraverso il naso al contrario di quello tradizionale che utilizza la bocca come punto d’ingresso.

VANTAGGI DELL’ EGDs. TRANSNASALE

Nessun tipo di sedazione o anestesia, perchè il calibro dello strumento endoscopico utilizzato per tale via è ridotto a circa la metà rispetto a quello utilizzato per la via orale, quindi non stimolando il laringe con il suo passaggio in gola non produce conati di vomito e nessun senso di soffocamento e di costrizione laringea.
Riduzione del tempo di esame.
Riduzione dei costi sanitari ( siringhe, cerotti,farmaci) e di quelli sociali (minor perdita di ore di lavoro).
Maggiore sicurezza: in modo particolare nei pazienti a rischio non sono state evidenziate variazioni della saturazione di O2.
Maggiore tollerabilità e collaborazione del paziente che può liberamente colloquiare durante l’intero esame.
Minori complicanze in special modo nei pazienti che presentano lesioni da caustici o lesioni vascolari.
Maggior facilità di passaggio nelle stenosi.

INDICAZIONE ASSOLUTA DELL’ EGDs. TRANSNASALE

Nell’impotenza temporo-mandibolare l’EGDs con introduzione transnasale diventa l’unica possibilità di eseguire l’esame perché i pazienti che presentano tale tipo di patologia non possono aprire la bocca a tal punto da poter tenere un boccaglio tra i denti.

COME SI ESEGUE L’ EGDs. TRANSNASALE

- Paziente seduto o in decubito laterale sin., applicazione di Xilocaina gel al 2% o spray + Rinazina spray nelle due narici all’atto dell’esame.
- Accertare la cavità nasale più idonea al passaggio dello strumento endoscopico.
- Introduzione dell’endoscopio da parte dell’operatore sino alla visualizzazione del seno piriforme
- Si invita quindi il paziente a deglutire

SVANTAGGI DELL’ EGDs. TRANSNASALE RISPETTO ALLA TRANSORALE

- Costi e ammortamento dello strumentario endoscopico adottato per la transnasale sono maggiori di circa 1,5% rispetto a quello utilizzato per la via transorale
- Impossibilità di passaggio nella cavità nasale 10-15%
- Difficoltà passaggio pilorico o apice bulbare
- Possibilità di perdere lesioni per minore capacità aspirativa
- Possibilità di causare epistassi

PREMESSA -- II sigma ed il retto sono organi cavi, che terminano con l'apertura anale, attraverso cui si elimina, con le feci, il materiale ingerito con il cibo e non assimilato. E’ anche possibile passare attraverso l'ano con adeguati strumenti, che consentano l'esplorazione retrograda dell'organo. Per questo esistono delle apparecchiature (v. foto 1), flessibili e sottili, che consentono di verificare l'interno degli organi esplorati ed eventualmente prendere dei piccoli campioni di tessuto da esaminare o eseguire delle manovre terapeutiche.

METODICA -- Si introduce delicatamente attraverso l'apertura anale un sottile tubo flessibile, dotato all'estremità di un trasduttore di immagini, che appariranno su un monitor e potranno essere visualizzate con attenzione. Successivamente si procederà fino a raggiungere, in genere, il passaggio sigma-colon discendente o, in alcuni casi, la flessura splenica o ancora oltre fino al ceco, per esplorare poi tutto il viscere, con la massima attenzione, in uscita. Il paziente non avvertirà, di norma, dolore importante, ma soltanto un modico dolore alla insufflazione di aria, necessaria per distendere le cavità e vederle correttamente, in alcuni casi però, per aderenze di precedenti interventi chirurgici, particolare conformazione del colon o sensibilità accentuata, il dolore potrà essere così importante da richiedere una sedazione profonda, in tal caso l'esame dovrà essere effettuato con l'assistenza dell'anestesista. La metodica ha normalmente la durata di pochi minuti e, in genere, il paziente può riprendere la sua normale attività dopo 1 o 2 ore.

PREPARAZIONE -- Perché l'esame sia eseguito correttamente e risulti attendibile e a rischio minimo, l'intestino dovrà essere il più pulito possibile. Sarà pertanto necessaria una preparazione con purganti o clisteri. Sarà inoltre preferibile che sia vuoto anche lo stomaco e, pertanto, dovrà essere osservato il digiuno dalla sera precedente. Non sarà necessario, invece, sospendere le terapie in atto, ma sarà sufficiente assumerle con poca acqua almeno 2 ore prima dell'esame. In caso di terapia insulinica sarà necessario consultarsi con il medico curante. Nel caso di paura, ansia o comunque si voglia rendere l'esame più tollerabile, potrà essere effettuata una sedazione cosciente, a cui potranno essere associati analgesici centrali.

INDICAZIONI -- Le malattie del sigma e del retto sono assai comuni, ma, fortunatamente, non necessitano sempre, per la diagnosi, di un'indagine endoscopica. Esistono comunque alcune indicazioni assolute e altre opinabili.

- Proctorragia. È spesso necessario eseguire una retto sigmoidoscopia, anche in presenza di patologia emorroidaria nota, poiché la proctorragia può essere unico segno di una lesione neoplastica (benigna o maligna) del grosso intestino.
- Sintomi persistenti riferibili ad ano e retto. Il retto sigmoidoscopio non è in grado di valutare perfettamente la patologia del canale anale, si richiede preferibilmente l'impiego di un anoscopio.
- Dolore addominale-pelvico.
- Diagnosi e follow-up di malattie infiammatorie intestinali idiopatiche.
- Aumentato rischio di neoplasie del grosso intestino.
- Follow-up di neoplasie del grosso intestino.
- Neoplasie di origine ignota.
- Stadiazione di neoplasie uterine e vescicali.
- Valutazione preliminare a chirurgia ano-rettale.
- Sospetta colite pseudomembranosa. L'effettuazione di una retto sigmoidoscopia è indicata in caso di diarrea ematica dopo terapia antibiotica, per evidenziare l'eventuale presenza della lesione patognomonica della colite pseudomembranosa, rappresentata da pseudomembrane di fibrina tenacemente adese alla parete intestinale.

CONTROINDICAZIONI

Generali -- Correlate alla situazione clinica del paziente: shock, ipossia grave, infarto miocardico acuto. Nei pazienti con valvulopatie e/o cardiopatie congenite è indicata la profilassi antibiotica.
Locali -- Quando esiste la possibilità di un peggioramento della patologia locale in atto: perforazione, diverticolite grave, peritonite, megacolon tossico.

EFFETTI COLLATERALI

L'esame dura di regola pochi minuti e, all'introduzione e alla progressione dello strumento, causa modesti dolori ben tollerati dal paziente. L'introduzione di aria, necessaria per una corretta visione delle pareti intestuiali, può causare una sensazione di imminente necessità di evacuazione o anche dolore tipo colica intestinale. Tali disturbi sono in genere di entità modesta e vengono facilmente tollerati senza necessità di sedazione.

COMPLICANZE

La retto sigmoidoscopia è metodica assai sicura e le complicanze sono rare e legate più spesso alla preparazione (sedazione ecc.) o alla patologia in atto (neoplasie, diverticoli), che non alla metodica stessa. La retto sigmoidoscopia è praticamente priva di complicanze con mortalità quasi nulla. Esiste, tuttavia, la possibilità di rare reazioni ano-vagali e di infezioni in un esigua percentuale di casi. Le complicanze globalmente considerate mostrano un’ incidenza dello 0,3-0,7% - La mortalità rilevata è dello 0,008-0,02%. - Le probabilità di perforazioni sono dello 0,14-0,3% - Le emorragie incidono per lo 0-0,5%

La presenza di batteriemia nel 2,2% delle coloscopie è segnalata in letteratura. In caso di esame a pazienti immunodepressi o immunosoppressi questo dato va tenuto nella dovuta considerazione. Sono complicanze rare gli accidenti da eccessiva distensione gassosa (pseudolipomatosi mucosa), incarceramento dell'endoscopio in ernia inguinale, proctite severa da glutaraldeide (rettosigmoidoscopio non perfettamente lavato).

La “gastroscopia” (come più comunemente chiamata) è un esame usato nella diagnostica delle malattie del tratto digestivo superiore (esofago, stomaco e del duodeno). Si esegue con una sonda flessibile (gastroscopio), che viene introdotta attraverso la bocca utilizzando uno strumento particolare di diametro ridotto (8 – 10 mm.) provvisto di una telecamera alla sua estremità distale.

È un esame endoscopico che permette di esaminare, in visione diretta, il tratto superiore del tubo digerente (esofago, stomaco e le prime due porzioni duodenali). In corso di esame possono essere prelevati piccoli frammenti di mucosa (biopsie) per esame istologico e si possono effettuare procedure aggiuntive, diagnostiche o terapeutiche.

Lo stomaco vuoto consente la migliore e più sicura esplorazione endoscopica. A tal fine è necessario essere a digiuno dalla mezzanotte del giorno prima dell’esame; la presenza di cibo o residui alimentari limita il campo visivo inficiando l’attendibilità diagnostica della procedura e, in caso di vomito, può favorire il passaggio di residui alimentari nelle vie respiratorie.

DIAGNOSTICA FUNZIONALE

H2 BREATH TEST AL LATTOSIO

H2 BREATH TEST AL LATTULOSIO

H2 BREATH TEST AL GLUCOSIO

UREA BREATH TEST (U.B.T.)

Premessa -- Il BREATH TEST (dall’ inglese “test del respiro”) è una metodica diagnostica con cui si ricerca e si misura la concentrazione di alcune sostanze presenti nell’ espirato umano. Questo di solito è costituito in gran parte da una miscela di azoto, ossigeno, anidride carbonica e acqua; in minima parte da composti organici volatili di origine endogena (provenienti cioè dal metabolismo) o esogena (provenienti dall’ ambiente esterno). I composti endogeni comprendono composti organici ed inorganici, fra quest’ ultimi i più importanti sono l’ ossido nitrico (NO) e l’ idrogeno (H2). Quest’ ultimo si forma nel colon dalla fermentazione batterica dei carboidrati non assorbiti nel piccolo intestino mentre l’ ossido nitrico si forma in corso di malattie dell’ apparato respiratorio. I “breath test” usati nella diagnostica gastroenterologica misurano la concentrazione di anidride carbonica od idrogeno dopo l’ assunzione rispettivamente di sostanza marcate artificialmente con Carbonio 13 o di zuccheri. La concentrazione di H2 nell’ espirato è di norma minima (1-2 ppm in condizioni basali) ma può aumentare notevolmente durante l’ esecuzione dei breath test all’ H2. Nei breath test all’ H2 si adoperano in genere come substrati dei monosaccaridi o disaccaridi naturali.

I principi fondamentali su cui si basano i breath test all’ H2 sono i seguenti: - nel soggetto normale la fermentazione dei carboidrati indigeribili avviene solo nel colon- i carboidrati assorbiti nel tenue non sono sottoposti a fermentazione colica- i carboidrati non assorbiti nel tenue sono sottoposti a fermentazione colica con produzione di H2 e CH4 (idrogeno e metano)- il 15-20 % dell’ idrogeno prodotto viene assorbito ed eliminato dai polmoni con l’ espirato. La FLORA BATTERICA del colon oltre a svolgere funzioni trofiche ed immunologiche a livello della parete intestinali ha anche importanti funzioni metaboliche quali la produzione di vitamine o acidi grassi e la degradazione dei carboidrati non digeribili. I prodotti metabolici finali della flora batterica sono rappresentati da acidi grassi a catena corta (ac. acetico, propionico e butirrico) e gas (CO2 – H2 e CH4). L’ Idrogeno viene prodotto in tutto il colon, il Metano prevalentemente nel colon sinistro. I gas prodotti in corso di fermentazione colica possono essere eliminati in tre modi: in gran parte come flatulenza, in parte metabolizzata ulteriormente nel lume colico ed infine una percentuale che va dal 14 al 20% diffonde passivamente nel torrente circolatorio e raggiunge gli alveoli polmonari.

Preparazione -- Per eseguire correttamente un breath test occorre che il paziente - non abbia assunto antibiotici nelle ultime 4 settimane- non abbia assunto fermenti lattici o lassativi o praticato clisteri di pulizia intestinale nelle ultime 2 settimane; - se assume farmaci (ad esempio: antipertensivi) potrà continuare ad assu­merli regolarmente; - se è diabetico e fa uso di insulina, la mattina dell'esame, dovendo rimanere a digiuno, ne assumerà solo la metà della dose usuale; se invece assume ipoglicemizzanti orali, questi non vanno presi il giorno in cui eseguirà il test- la sera prima del giorno dell’ esame, deve consumare una cena leggera costituita unicamente da riso bollito e condito con olio di oli­va e/o carne e/o pesce arrosto o bollito - non dovrà consumare frutta, verdura, patate, pane e pasta; - la mattina dell'esame dovrà venire a digiuno; è ammesso solo bere acqua naturale non gassata fino a 2 ore prima dell'esame; - prima di iniziare l’ esame, deve lavarsi accuratamente i denti con spazzolino e dentifricio e risciacquare il cavo orale con un collutorio a base di clorexidina - se è fumatore, deve smettere di fumare almeno dalla sera precedente il giorno in cui eseguirà il test.

Esecuzione dell’esame -- Per la misurazione dell’ H2 nell’ espirato si adopera uno strumento denominato gascromatografo - Prelievo iniziale dell’ aria alveolare per determinare la concentrazione di H2 basale. - Somministrazione del substrato in soluzione acquosa, in questo caso il substrato utilizzato è il LATTOSIO - Durante l’ esame il paziente non potrà consumare nessun tipo di alimenti (compresi chewing-gum e caramelle) dovrà annotare eventuali sintomi insorti durante l'esecuzione del test - Durante l’ esecuzione del breath test all’ H2, il campionamento dell’ aria alveolare viene eseguito ad intervalli di tempo costanti in genere ogni 15 o 30 minuti dopo l’ ingestione del substrato - Finito l’ esame, potrà riprendere l'alimentazione usuale e svolgere le normali occupazioni.

Indicazioni cliniche all’ esecuzione del test

H2 breath test al LATTOSIO: per confermare un malassorbimento di lattosio in presenza di sintomi sospetti per intolleranza al lattosio (dolori addominali, meteorismo, flatulenza e diarrea).

Premessa -- Il BREATH TEST (dall’ inglese “test del respiro”) è una metodica diagnostica con cui si ricerca e si misura la concentrazione di alcune sostanze presenti nell’ espirato umano. Questo di solito è costituito in gran parte da una miscela di azoto, ossigeno, anidride carbonica e acqua; in minima parte da composti organici volatili di origine endogena (provenienti cioè dal metabolismo) o esogena (provenienti dall’ ambiente esterno). I composti endogeni comprendono composti organici ed inorganici, fra quest’ ultimi i più importanti sono l’ ossido nitrico (NO) e l’ idrogeno (H2). Quest’ ultimo si forma nel colon dalla fermentazione batterica dei carboidrati non assorbiti nel piccolo intestino mentre l’ ossido nitrico si forma in corso di malattie dell’ apparato respiratorio. I “breath test” usati nella diagnostica gastroenterologica misurano la concentrazione di anidride carbonica od idrogeno dopo l’ assunzione rispettivamente di sostanza marcate artificialmente con Carbonio 13 o di zuccheri. La concentrazione di H2 nell’ espirato è di norma minima (1-2 ppm in condizioni basali) ma può aumentare notevolmente durante l’ esecuzione dei breath test all’ H2. Nei breath test all’ H2 si adoperano in genere come substrati dei monosaccaridi o disaccaridi naturali.

I principi fondamentali su cui si basano i breath test all’ H2 sono i seguenti: - nel soggetto normale la fermentazione dei carboidrati indigeribili avviene solo nel colon- i carboidrati assorbiti nel tenue non sono sottoposti a fermentazione colica- i carboidrati non assorbiti nel tenue sono sottoposti a fermentazione colica con produzione di H2 e CH4 (idrogeno e metano)- il 15-20 % dell’ idrogeno prodotto viene assorbito ed eliminato dai polmoni con l’ espirato. La FLORA BATTERICA del colon oltre a svolgere funzioni trofiche ed immunologiche a livello della parete intestinali ha anche importanti funzioni metaboliche quali la produzione di vitamine o acidi grassi e la degradazione dei carboidrati non digeribili. I prodotti metabolici finali della flora batterica sono rappresentati da acidi grassi a catena corta (ac. acetico, propionico e butirrico) e gas (CO2 – H2 e CH4). L’ Idrogeno viene prodotto in tutto il colon, il Metano prevalentemente nel colon sinistro. I gas prodotti in corso di fermentazione colica possono essere eliminati in tre modi: in gran parte come flatulenza, in parte metabolizzata ulteriormente nel lume colico ed infine una percentuale che va dal 14 al 20% diffonde passivamente nel torrente circolatorio e raggiunge gli alveoli polmonari.

Preparazione -- Per eseguire correttamente un breath test occorre che il paziente - non abbia assunto antibiotici nelle ultime 4 settimane- non abbia assunto fermenti lattici o lassativi o praticato clisteri di pulizia intestinale nelle ultime 2 settimane; - se assume farmaci (ad esempio: antipertensivi) potrà continuare ad assu­merli regolarmente; - se è diabetico e fa uso di insulina, la mattina dell'esame, dovendo rimanere a digiuno, ne assumerà solo la metà della dose usuale; se invece assume ipoglicemizzanti orali, questi non vanno presi il giorno in cui eseguirà il test- la sera prima del giorno dell’ esame, deve consumare una cena leggera costituita unicamente da riso bollito e condito con olio di oli­va e/o carne e/o pesce arrosto o bollito - non dovrà consumare frutta, verdura, patate, pane e pasta; - la mattina dell'esame dovrà venire a digiuno; è ammesso solo bere acqua naturale non gassata fino a 2 ore prima dell'esame; - prima di iniziare l’ esame, deve lavarsi accuratamente i denti con spazzolino e dentifricio e risciacquare il cavo orale con un collutorio a base di clorexidina - se è fumatore, deve smettere di fumare almeno dalla sera precedente il giorno in cui eseguirà il test.

Esecuzione dell’esame -- Per la misurazione dell’ H2 nell’ espirato si adopera uno strumento denominato gascromatografo - Prelievo iniziale dell’ aria alveolare per determinare la concentrazione di H2 basale. - Somministrazione del substrato in soluzione acquosa, in questo caso il substrato utilizzato è il GLUCOSIO - Durante l’ esame il paziente non potrà consumare nessun tipo di alimenti (compresi chewing-gum e caramelle) dovrà annotare eventuali sintomi insorti durante l'esecuzione del test - Durante l’ esecuzione del breath test all’ H2, il campionamento dell’ aria alveolare viene eseguito ad intervalli di tempo costanti in genere ogni 15 o 30 minuti dopo l’ ingestione del substrato - Finito l’ esame, potrà riprendere l'alimentazione usuale e svolgere le normali occupazioni.

Premessa -- Il BREATH TEST (dall’ inglese “test del respiro”) è una metodica diagnostica con cui si ricerca e si misura la concentrazione di alcune sostanze presenti nell’ espirato umano. Questo di solito è costituito in gran parte da una miscela di azoto, ossigeno, anidride carbonica e acqua; in minima parte da composti organici volatili di origine endogena (provenienti cioè dal metabolismo) o esogena (provenienti dall’ ambiente esterno). I composti endogeni comprendono composti organici ed inorganici, fra quest’ ultimi i più importanti sono l’ ossido nitrico (NO) e l’ idrogeno (H2). Quest’ ultimo si forma nel colon dalla fermentazione batterica dei carboidrati non assorbiti nel piccolo intestino mentre l’ ossido nitrico si forma in corso di malattie dell’ apparato respiratorio. I “breath test” usati nella diagnostica gastroenterologica misurano la concentrazione di anidride carbonica od idrogeno dopo l’ assunzione rispettivamente di sostanza marcate artificialmente con Carbonio 13 o di zuccheri. La concentrazione di H2 nell’ espirato è di norma minima (1-2 ppm in condizioni basali) ma può aumentare notevolmente durante l’ esecuzione dei breath test all’ H2. Nei breath test all’ H2 si adoperano in genere come substrati dei monosaccaridi o disaccaridi naturali.

I principi fondamentali su cui si basano i breath test all’ H2 sono i seguenti: - nel soggetto normale la fermentazione dei carboidrati indigeribili avviene solo nel colon- i carboidrati assorbiti nel tenue non sono sottoposti a fermentazione colica- i carboidrati non assorbiti nel tenue sono sottoposti a fermentazione colica con produzione di H2 e CH4 (idrogeno e metano)- il 15-20 % dell’ idrogeno prodotto viene assorbito ed eliminato dai polmoni con l’ espirato. La FLORA BATTERICA del colon oltre a svolgere funzioni trofiche ed immunologiche a livello della parete intestinali ha anche importanti funzioni metaboliche quali la produzione di vitamine o acidi grassi e la degradazione dei carboidrati non digeribili. I prodotti metabolici finali della flora batterica sono rappresentati da acidi grassi a catena corta (ac. acetico, propionico e butirrico) e gas (CO2 – H2 e CH4). L’ Idrogeno viene prodotto in tutto il colon, il Metano prevalentemente nel colon sinistro. I gas prodotti in corso di fermentazione colica possono essere eliminati in tre modi: in gran parte come flatulenza, in parte metabolizzata ulteriormente nel lume colico ed infine una percentuale che va dal 14 al 20% diffonde passivamente nel torrente circolatorio e raggiunge gli alveoli polmonari.

Preparazione -- Per eseguire correttamente un breath test occorre che il paziente - non abbia assunto antibiotici nelle ultime 4 settimane- non abbia assunto fermenti lattici o lassativi o praticato clisteri di pulizia intestinale nelle ultime 2 settimane; - se assume farmaci (ad esempio: antipertensivi) potrà continuare ad assu­merli regolarmente; - se è diabetico e fa uso di insulina, la mattina dell'esame, dovendo rimanere a digiuno, ne assumerà solo la metà della dose usuale; se invece assume ipoglicemizzanti orali, questi non vanno presi il giorno in cui eseguirà il test- la sera prima del giorno dell’ esame, deve consumare una cena leggera costituita unicamente da riso bollito e condito con olio di oli­va e/o carne e/o pesce arrosto o bollito - non dovrà consumare frutta, verdura, patate, pane e pasta; - la mattina dell'esame dovrà venire a digiuno; è ammesso solo bere acqua naturale non gassata fino a 2 ore prima dell'esame; - prima di iniziare l’ esame, deve lavarsi accuratamente i denti con spazzolino e dentifricio e risciacquare il cavo orale con un collutorio a base di clorexidina - se è fumatore, deve smettere di fumare almeno dalla sera precedente il giorno in cui eseguirà il test.

Esecuzione dell’esame -- Per la misurazione dell’ H2 nell’ espirato si adopera uno strumento denominato gascromatografo - Prelievo iniziale dell’ aria alveolare per determinare la concentrazione di H2 basale. - Somministrazione del substrato in soluzione acquosa, in questo caso il substrato utilizzato è il LATTULOSIO - Durante l’ esame il paziente non potrà consumare nessun tipo di alimenti (compresi chewing-gum e caramelle) dovrà annotare eventuali sintomi insorti durante l'esecuzione del test - Durante l’ esecuzione del breath test all’ H2, il campionamento dell’ aria alveolare viene eseguito ad intervalli di tempo costanti in genere ogni 15 o 30 minuti dopo l’ ingestione del substrato - Finito l’ esame, potrà riprendere l'alimentazione usuale e svolgere le normali occupazioni.

Indicazioni cliniche all’ esecuzione del test

H2 breath test al LATTULOSIO: per la diagnosi di SIBO (Small Intestinal Bacterial Overgrowth) caratterizzato da dolori addominali, meteorismo, flatulenza e diarrea.

L’urea breath test è un esame di primaria importanza per la diagnosi dell’ infezione da Helicobacter pylori.

L’Helicobacter pylori è un batterio a forma di spirale in grado di sopravvivere nell’ambiente acido dello stomaco dove aderisce alla mucosa gastrica e la danneggia, provocando un’infiammazione cronica (gastrite).

Nella maggior parte dei casi la gastrite rimane completamente asintomatica, mentre in alcuni pazienti si manifesta con dolore o fastidio localizzato nella regione gastrica, oppure con cattiva digestione e senso di pienezza post prandiale. L’Helicobacter pylori può causare inoltre ulcera gastrica, ulcera duodenale e, in alcuni pazienti predisposti, un linfoma gastrico a bassa malignità (MALT). Infine, è un noto fattore di rischio per l’insorgenza del tumore dello stomaco.

L’esame dell’urea breath test consiste nella raccolta di un primo campione di aria espirata. Successivamente viene somministrata al paziente una bevanda a base di urea-C13 e, dopo circa 30 minuti, viene raccolto un secondo campione di aria espirata.

Poiché Helicobacter pylori possiede un enzima denominato “ureasi” che scinde l’urea in bicarbonato (e quindi anche CO2: anidride carbonica) e ammoniaca, nel paziente con infezione da Helicobacter pilori, la CO2 marcata espirata dopo mezz’ora sarà superiore a quella espirata da una persona senza infezione.

L’urea breath test consente pertanto di rilevare la presenza di Helicobacter pylori e può essere utilizzato anche per monitorare l’efficacia della terapia eradicante.

L’urea breath test viene effettuato la mattina dopo un digiuno di almeno 10 ore. Il paziente non deve aver fumato, fatto attività fisica e assunto gastroprotettori e antibiotici nel mese precedente l’esame.

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